che introduco nella parte superiore del supporto. Rimetto lo châs-

sis nel contenitore di sotto. Sistemato sulla finestrella un nuovo rettangolo di carta, ricomincio… E così via, fino allo svuotamento del primo contenitore. Infine in un mobile, anche cuesto di metallo, colloco gli châssis, in ordine alfabetico per cognome, negli appositi lunghi cassetti metallici rettangolari. Ogni tiretto porta l’etichetta di una località. Cueste sono le tre fasi del mio lavoro. Cuando non mi consegnano nuovi indirizzi, il mio compito consiste nel cercare nei cassetti châssis o placchette o cartellini consumati e sostituirli. Pu-re l’incarico del mio collega è in parte lo stesso. Lavoriamo alter-nandoci: lui batte, io stampo; io batto, lui stampa; lui stampa, io colloco; io stampo, lui colloca; lui cerca gli elementi usati, io li so-stituisco o viceversa,… Però egli svolge anche altri compiti, come per esempio aiutare o sostituire il collega incaricato di indirizzogra-fare le fascette delle singole copie o delle pile di copie del cuotidia-no per la spedizione, grazie all’inserimento di cuei cassetti nella stampatrice automatica.

Un giorno, mentre sto usando la stampante, ormai sicuro di me, a-vendo accuisito una certa abilità o l’abitudine, non ò, per probabile distrazione, il riflesso di sottrarre la mano sinistra da sotto la pres-sa. Così mi schiaccio il medio. Ma non sento alcun dolore e mi limi-to a constatare. Mi comporto come se non fosse mio cuel dito ferito e sanguinante. Invero non rammento che mi sanguinasse né capi-sco perché proprio il medio fosse rimasto sotto. Arrivato in ospeda-le, il medico dice che il colpo è stato talmente forte da risultare a-nestetizzante. Io non ò una cosí grande forza. Ma se lo dice il me-dico… Il mio parere è un altro. Il 10 ottobre del 1975 mi sono fatto iniziare alla Meditazione Trascendentale (MT) secondo l’insegna-mento del Maestro Maharishi Mahesh Yogi, il Guru dei Beatles, morto all’inizio del mese di febbraio dell’anno 2008. Penso, per non dire sono certo, che il mio non coinvolgimento emotivo nell’inciden-te sia stato uno degli effetti della MT: la calma o il distacco interio-re. Rimango a casa per alcuni giorni perché non riesco a muovere il dito.

 

 

Il 9 ottobre 1975 assisto a una conferenza sulla MT. Sono da anni alla ricerca del vero Dio che chiamerò Luce, giacché Deus significa «luminosità», cuindi luce, appunto. Il Cane del mio racconto «Stil-nàrbore» mi avrebbe detto che Luce non si cerca, perché chi la cerca la perde per strada. Già, Luce non si cerca, poiché Luce è «onniessente», cioè tutto e tutti, ogni cosa e ognuno. L’epiteto «onniessente» l’ò coniato dopo aver letto che per gli orientali Dio è cuesto e cuello.

Con Dio o, meglio, con Gesù ò un rapporto particolare fin da picco-

lo: lo slego dalla colonna, lo schiodo dalla croce, servendomi di

 

7

 

Indietro - Avanti